Attenti alla vendita online dei prodotti previdenziali e assicurativi. La raccomandazione viene dall’Eiopa (European Insurance and Occupational Pensions Authority, Autorità europea per le assicurazioni e le pensioni da lavoro), che mette in guardia sulle vendite internet per le quali viene segnalata la propensione dei risparmiatori a guardare esclusivamente la variabile prezzo e non altre che pure sono invece importanti. L’Eiopa a fine gennaio ha diffuso una opinion in cui avvertiva appunto di questi rischi e invitava le autorità nazionali di vigilanza a prestare attenzione per garantire una tutela adeguata del risparmiatore.
L’eccesso di informazioni non è una garanzia, anche se resta un’opportunità. Le informazioni infatti, oltre al recepimento “filtrato” del risparmiatore orientato solo alla variabile prezzo, possono essere falsate anche dal modo in cui vengono presentate. Inoltre online può capitare che di sottoscrivere, senza rendersene conto dei contratti non richiesti, magari grazie a dei pulsanti logici preimpostati sul sì. A parte di questi problemi (in alcuni casi riscontrabili anche per i contratti stipulati secondo i canali tradizionali) il web non è solo fonte di problemi e questo lo riconosce anche l’Eiopa: le informazioni che vi si trovano possono ridurre l’asimmetria informativa tra risparmiatore e intermediari e aiutare i primi a fare delle scelte più consapevoli. L’Authority europea invita però le autorità nazionali a fare in modo che la vigilanza esercitata sulle offerte veicolate dal web non sia meno efficace rispetto a quanto avviene per le altre offerte. Inoltre l’Eiopa richiama la direttiva sulla commercializzazione a distanza di servizi finanziari ai consumatori in base alla quale occorre fornire ai clienti un’informativa chiara e comprensibile sul fornitore, sul servizio e sul diritto di recesso. La direttiva vieta inoltre di fornire servizi finanziari non richiesti e pone limiti alle comunicazioni telefoniche o via e-mail non richieste.
Rispetto all’iniziativa dell’Authority europea (alla quale, entro sei mesi dalla pubblicazione delle raccomandazioni, le autorità italiane dovranno fornire informazioni sulle iniziative intraprese), il presidente dell’Anasf, l’Associazione dei promotori finanziari, Maurizio Bufi, precisa: «Riteniamo importante innalzare l’attenzione sulla distribuzione online di prodotti e servizi assicurativi e previdenziali e che si eroghi anche in questo campo il servizio di consulenza al risparmiatore da parte di operatori qualificati, come i promotori finanziari».
Il tema della vendita online è particolarmente sentito nel Regno Unito dove la Fca (Financial Conduct Authority), l’organismo che vigila sulla trasparenza dei mercati e la condotta degli intermediari finanziari è molto preoccupata sulle modalità di vendita via internet che nel Paese è molto utilizzata: lì i comparatori di tariffe sono lo strumento più utilizzato per assicurarsi, e non solo nell’Rc auto. Secondo Londra, che influenza anche le scelte europee, i consumatori non sono sufficientemente documentati per la gestione autonoma dei servizi finanziari e non avrebbero le corrette informazioni per stipulare online contratti sulla previdenza e sul Vita e, in parte anche sul danni.
In Italia le cose in realtà sono molto diverse. La previdenza viene sviluppata per lo più dalle reti assicurative, con prodotti i Pip non proprio economici e con indicatori sintetici di costo (Isc) che peseranno sulle prestazioni finali pensionistiche (da tempo lo segnala la stessa Covip). In realtà i piani previdenziali e i fondi pensione possono essere sottoscritti anche online, ma la prassi non è così sviluppata. A dire il vero alcuni piani di compagnie dirette sono tra l’altro più convenienti per il consumatore rispetto alla versione disponibile per la rete agenziale del medesimo gruppo: i costi sono leggeri e le altre caratteristiche molto simili. Quindi di per sé non si può certo affermare che internet, almeno allo stato attuale dello sviluppo del mercato online italiano, sia pericoloso per il potenziale aderente ai fondi pensione o pip. Il problema della vendita online, piuttosto, si è posto nel settore Rc auto dove si stanno moltiplicando i siti comparativi di tariffe. Va ricordato che, riguardo ai comparatori, in particolare destinati all’Rc auto, l’Ivass è intervenuta con un’indagine di novembre che metteva in luce le criticità dei siti e dava due mesi di tempo ai preventivatori per adeguarsi ai nuovi standard di trasparenza dettati dalla stessa Authority. Il termine era fissato per la fine di gennaio. L’adeguamento è stato in buona parte realizzato; su alcuni punti, che hanno richiesto maggiori interventi tecnologici ed investimenti, l’Ivass attende un adeguamento entro fine aprile.
(Autori articolo originale: Antonio Criscione e Federica Pezzatti – Plus24)